Un anno e mezzo a
mollo e le cozze crescono, si moltiplicano. Un anno e mezzo
nell’azzurro delle calette e i denti di cane hanno creato un’intera
colonia sulla carena di Itaca.
è tempo di far
pulizia. Un’occhiata alle previsioni del tempo per il we e si
parte. La coda di una perturbazione sta lasciando la sardegna, ma per
la mattinata di sabato dovrebbe esserci il sole. il programma è
serratissimo, come sempre.
Sabato mattina tirare la
barca fuori dall’acqua e pulirla, dare l’antivegetativa e il
giorno dopo rimetterla a mollo. Pim pum pam, tutto fatto, tutto a
posto.
seeeeeeeeeeee, magari!
All’alba di sabato
il traghetto dovrebbe arrivare a Golfo Aranci, ma il grecale è forte
e ci fanno attraccare a Olbia. Cielo grigio e minaccioso. Mmmmm forse
la perturbazione era un po’ più cattiva del previsto…
All’ormeggio del
tiki, aperto a Nord, il vento e il mare entrano a bomba. Non ho
portato con me il surf (sono un idiota) ma vabbè, sono qui per
lavorare sulla barca, surferò un’altra volta.
L’ormeggiatore si
rifiuta ovviamente di tirarmi la barca fuori dall’acqua. c’è
troppo vento dice. forse nel pomeriggio.
tiki scodellato a terra con carena bella incrostata
Ha ragione lui, così
mi tuffo in acqua e inizio a scrostare un po’ di cozzame vario. Per
lo più viene via che è una meraviglia, i colpi di raschietto si
portano via palate di cozze e denti di cane. C’è vita su Itaca. Abbondante. Non so se è essere contento o meno che i molluschi
trovino ospitale la mia carena. Le altre barche non sembrano essere
così magnanime nell’offrire asilo agli animaletti…
le "impronte" dei denti di cane
Il cielo si va
schiarendo, ma il vento è ancora forte. Come granchi i proprietari
delle barche ormeggiate si muovono su i pontili. Vengono a dare un
occhio alle loro pupille, sanno che il grecale entra bene e le fa
soffrire. e così conosco un po’ della fauna locale. Una coppia di
inglesi sulla settantina ha deciso di stabilirsi in terra sarda, con
il loro 32 piedi e un laser per divertirsi quando c’è poco vento.
Un arzillo toscano
ultrasettantenne e mezzo sordo ha occhi solo per il suo gozzo e
mentre mi racconta le sue avventure marinaresche produce delle
allegre flatulenze come se nulla fosse. Ha perso il controllo delle
sue chiappe o pensa che sia sordo anch’io?
Evito di entrare in
competizione e mi sposto lasciandolo nei suoi odori.
Il grosso del lavoro è
fatto, ma del gruista nemmeno l’ombra. Inizio a fare un po’ di
lavoretti sulla barca. Passano le 12.00, le 14.00, le 16.00. Mi sto
innervosendo. Forse che mi conveniva portare la tavola da surf e
fregarmene delle cozze?
Finalmente compare
all'orizzonte il mio uomo.
“uè compare c’è
troppo vento, ma proviamo!” evvai! monta sulla gru, piccolo e
cicciottello e gira la chiave. Niente, batteria scarica.
Scompare nei cespugli
parlottando tra sé come un cinghialotto nella macchia e torna con
una batteria di riserva in mano, diolobenedica.
Stavolta ci siamo.
Barca agguantata e depositata a terra dolcemente.
Adesso, all’alba
delle 17.00 inizia il lavoro vero e proprio.
Il dente di cane è
una creatura subdola e tenace, anche quando lo stacchi via dalla
carena lascia impresso il suo “stemma” calcareo e coriaceo che lo
levi solo a mazzate… e così dente dopo dente la carena è pulita.
è quasi mezzanotte e sta iniziando ad essere freschino e umido.
impossibile lavorare ancora, finirò domani.
al mattino è tutto zuppo
l’indomani all’alba
è tutto zuppo e gocciolante. mentre aspetto che il sole asciughi la
rugiada, tolgo le ultime incrostazioni che mi ero perso la sera
prima.
Scartavetratina di
cortesia e la carena è pronta per essere verniciata.
avanzamento lavori
Alla fine tutto il
lavoro è solo di preparazione, in meno di un’ora passo la vernice
e contemplo il lavoro. Splende il sole sulla barchetta e un
venticello fresco contribuirà ad asciugarla in fretta.
Dopo essermi meritato
un maialissimo panino del carpentiere con porchetta stratificata e
un’ichnusa ghiacciata al bar del paese assieme alla coppia di
inglesi, me ne vado a Capo Testa.
et voilà!! come nuova!
Pinne zavorra muta e
un’orologio subacqueo da provare. Non chiedo altro.
A ovest del faro
scendo a cala francese, sono solo e c’è un bel sole caldo. Cambio
d’abito e via in acqua. C’è un bel girare di pesci tra gli
scogli e le forme dei graniti sono impressionanti e spaventose.
un urlo pietrificato
Sonnellino del
carpentiere.
Torno alla mia
barchetta e trovo il mio uomo che gironzola ansioso lì intorno.
“uè compare,
sbrighiamoci che devo andare a santa teresa. mi hanno invitato a
mangiare i ricci!”
E sbrighiamoci allora. Imbraghiamo la barca e la riponiamo dolcemente in acqua. Mi emoziono
ogni volta nel vederla galleggiare.
una foresta di granito attorno alla caletta
La riporto al suo
posto ed è lì che conosco il proprietario di “burrasca” un
vecchio gozzo lasciato un po’ andare. Lui sta sgottando mentre i
figli giocano ai pirati in coperta. Mi guarda e dice la parola
magica: “wharram?” Sorrido e lui ricambia, ci siamo capiti.
Mi racconta che
“burraschino” era la sua automobile. Abitava a Spargi un tempo.
Lui, burraschino e un cane. A Cala Ferrigno. Dice che è stato uno
dei periodi belli della sua vita. COME DARGLI TORTO?
Ora ha tre figli
splendidi (dice) e una moglie (non dice niente), rimpiange un po’ i
tempi di Spargi, ma sembra ugualmente felice. Ha un volto che
trasmette serenità.
Lo saluto e spero di rivederlo la prossima volta. Il traghetto parte tra poco!