Mi ricordo di aver letto su un libro di Paolo Lodigiani come uno degli strumenti fondamentali alla buona riuscita della costruzione di una barca sia una sedia da mettere in cantiere.
La sedia dell’autocostruttore; ed è vero, è fondamentale.
Io la vedo in questa maniera: ci sono tre protagonisti, il progettista, l’autocostruttore e
Il progettista ha in mente un’idea di barca e la traduce su carta, produce piani dettagliati e adeguate istruzioni di montaggio. L’autocostruttore ha in mano il progetto e lo deve realizzare.
Nelle istruzioni però si parla della barca ideale, quella che ha in mente il progettista, non della barca vera e propria che di lì a poco inizierà a crescere e che non sarà mai identica all’idea originaria. Ed è qui che entra per la prima volta in gioco la sedia!
Tramite lunghe e proficue pause di riflessione tra una lavorazione e l’altra il costruttore (seduto!) deve fare sue le indicazioni del progettista, deve digerirne i piani e le istruzioni di montaggio per arrivare a capire quale fosse l’idea di partenza che è stata poi riportata su carta.
E vi assicuro che ci vuole tempo per questo, non è proprio immediato! ma la consapevolezza che ne deriva permette poi di muoversi con un certo agio nella realizzazione; a poco a poco vengono in mente sempre più modifiche da apportare alla propria barca, proprio perché si è capita la funzione delle sue parti che possono (e devono!) essere adattate al gusto personale dell’autocostruttore! Non c’è bisogno che vi racconti la soddisfazione che si prova a personalizzare la propria barchetta, che sarà per certo diversa da qualsiasi altra barca dello stesso modello.
E la sedia in tutto questo ha fornito un contributo mica da ridere! Ma non è finita qui, rimane da legare barca e costruttore.
Mi capita spesso di andare in cantiere e “lavorare” ben poco, magari dopo aver montato anche un solo pezzo me ne sto lì per un’ora, sulla mia sedia a guardare il Tiki…ipnotizzato…
Questo è più difficile da spiegare, ma chiunque abbia mai messo le mani su qualcosa (vale soprattutto se si parla di legno) per farne uscire un che di funzionante, sa di cosa parlo.
È la soddisfazione di aver completato un certo processo nella propria mente, ad esempio: se devo costruire un semplice pezzo del pagliolo, non basta seguire le istruzioni e realizzarlo, devo pensare a come realizzarlo (non c’è una risposta univoca a questo!) e immaginarlo già montato pronto per adempiere alla sua funzione. Se tutto va a buon fine allora scatta la contemplazione, quello che avevo in mente è diventato realtà… potrei stare lì a guardarlo per ore.
Ora, la sedia funziona egregiamente, ma penso che potrei ottenere risultati migliori con un’amaca…
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3 commenti:
il mare non ha paese nemmeno lui,ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole
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